1 giugno 2010

Not to be

Ascolto "My city of ruins". Pur guardando al peggio, auspica un momento in cui risollevarsi e riprendere a camminare. Commovente speranza perchè poi butto un occhio al mondo che mi circonda. Quello in cui vivo.
Non per scelta ma perchè l'unico che mi è concesso.
La diversità fa paura. Un'idea differente spaventa. Voltaire - mi pare ma potrei sbagliare - sosteneva che avrebbe dato la vita per difendere anche idee opposte alle sue.
Oggi non ci siamo.
Ieri ancor meno.
Domani non lo so...
Si spara a persone inermi. Si costruiscono muri dove le ruspe hanno abbattuto case.
Ragazzi muoiono in carcere e non ci è dato sapere in che modo. O per mano di chi.
Chi si ama viene pestato perchè non corrisponde a canoni socio-culturali, predeterminati non si sa da chi.
Chi governa finge che sia tutto a posto.
Sostiene che il paese stia vivendo un momento passeggero, che i giovani non lavorano perchè non ne hanno voglia. Chè sono viziati.
Chi ci rappresenta nel mondo è convinto che la stampa sia prevenuta, che i comunisti ci siano ancora e passino il proprio tempo a trovare modi per gettar discredito.
Chi si dovrebbe opporre istituzionalmente perde tempo a farsi la guerra in casa. Non ha obiettivi comuni, non ha idee da portare avanti, non smuove le masse (nell'accezione più nobile del termine). Sta lì. Seduto sulla sua bella poltrona rossa e finge di interessarsi a chi la poltrona non ce l'ha.
Mentre ancora il mondo salta in aria, non ci siamo.
Come ieri e, forse, come domani...difficile imparare da quel che è già accaduto.

Per avere il campionato di calcio più bello del mondo, ce ne vogliono centinaia di migliaia che fanno schifo... (1992, Puerto Escondido).