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17 maggio 2013

Logiche



Nipote seienne: zio, ce l'hai la moglie?
Zio: no
N.S.: e la fidanzata?
Z.: no
N.S.: e allora cosa ci fai con tutti questi sedili in macchina?
Z.: ...

23 agosto 2012

Ineluttabilità

Un serial killer porta una bambina nel bosco.
La bambina: ho paura. E' tutto buio qui...
E lui: lo dici a me, che devo tornare da solo?

20 agosto 2012

Mezza estate e mezzo autunno


Nel giardino dei suoni, Alice è in catene.
Miele di fango e marmellata di perla le bastano per sopravvivere al tempio di pietra e ai suoi piloti.
Intanto, il Nirvana è un buco lontano ma, durante una cattiva e folle stagione, è normale sentire alberi che, sulle rive del fiume verde, urlano
"MADRE!!!"
"AMORE!!!"
"OSSA!!!"

22 aprile 2012

Donne: manuale di sopravvivenza


Tipo 1: La dea della disperazione alcolica (quella con cui, tempo addietro, hai scambiato effusioni sessuali e poi non hai più frequentato).
Si ripresenta dopo essere stata lasciata dal fidanzato che pensava sarebbe diventato compagno di una vita. Vagamente ubriaca, ti abbraccia e ti parla a due centimetri dalla faccia facendo proposte quasi oscene. Le alterna a frasi del tipo “e poi mi ha lasciato, quello stronzo”. E tu la guardi e ti chiedi cosa sarebbe il caso di dire.
Ci possono essere tre risposte tipo:
1.la qualunquista: non ti meritava
2.la veritiera: te credo!!! Dopo cinque minuti passati con te anche un convegno sulle prospettive future dei giovani cambogiani sembra molto interessante
3.la triste da non usare mai (per portarsela di nuovo a letto): posso consolarti io
Io opto per un silenzio qualunquista e reale e che non esclude il “ritorno”.

Tipo 2: La straniera (quella che si capisce che vorrebbe scambiare effusioni sessuali).
La conosci da qualche anno e hai mantenuto sempre un rapporto socialmente professionale. Cioè, non ha mai dato segni di volere andare al di la di una bibita, di giorno ed in luogo affollato.
Quella che potremmo definire un pseudo-amicizia a tempo perso senza secondi fini.
Costei, invece, ti ricontatta perché offesa del fatto che non le hai prestato particolari attenzioni. Il tutto in una situazione nella quale l’unica cosa che vi unisce è chi versa la birra al bancone.
Dopo la recriminazione tu, povero inetto, resti a chiederti: se non è mai successo in questi anni, ha bisogno di uno schema per capire che non se ne farà mai di niente? E ti autoconvinci che venga da un paese estero con usanze sociali dissimili dalle tue.

Tipo 3: Le fanS
L’amico ti preleva da amichevoli chiacchere dicendo “ti porto dalle fie che ti vogliono conoscere”. Già la frase di per se crea l’idea di una gita da un ginecologo amico suo. E poi, è proprio il termine “fie” che non sopporto. Cos’è? La parte per il tutto?
In più, non sai mai cosa dire in queste situazioni. Ti vogliono conoscere per sapere il tuo punto di vista su questioni filosofiche di importanza capitale per il mondo? Nella realtà, si limitano a dirti che assomigli all’attore Tizio o all’attore Caio e tu scuoti la testa. Questo è il segnale che le obbliga a dire “macomenontelohamaidettonessuno?!?!”. Come se la popolazione mondiale che incroci non avesse altro da fare. Mentre, in verità, tu pensi di essere un Sempronio qualsiasi.

Tipo 4: Miss De ja-vù (quella che non ti vuole)
È sempre esistita. Ha cambiato aspetto e nome negli anni ma alla fine, col passare del tempo, assomiglia a tutte le altre portatrici del vessillo regale del diniego.
Ma che ci possiamo fare? Niente. È sempre un piacevole de ja-vù!

G-Luck, Folks!

13 aprile 2012

Alcune verità

  1. non andare mai dal barbiere la mattina dopo una sbronza colossale e con poche ore di sonno alle spalle…
  2. se il buon giorno si vede dal mattino…questa sarà una giornata di merda
  3. non vendere mai la pelle dell’orso…al mare
  4. correre è inutile quando si sa che prima o poi bisogna fermarsi
  5. meglio riflettere e poi specchiarsi
  6. mai darsi per vinti ma nemmeno vincenti
  7. Ad ogni azione deve corrispondere una reazione. Possibilmente più forte e incisiva
  8. Scoparsi una di destra è fottere i fascisti dall'interno

3 aprile 2012

Teorie

Spesso, per lavoro, tengo incontri nelle scuole. Tra i vari temi trattati, c’è il razzismo. Anche nella sua variante curativa: anti-razzismo o lotta al razzismo.
Sempre, per far capire ai ragazzi di cosa si sta parlando o per cercare di definire il campo entro il quale ci muoviamo, utilizzo il concetto di relatività e quello di stereotipo.
La relatività è un punto di vista interessante quando si parla di “diversi da noi”. Il dato fondamentale è che, facendo parte di una maggioranza, non si rientra nella minoranza dei diversi. Quindi relativamente al nostro universo maggioritario, noi siamo gli uguali.
La riflessione da fare si basa sul fatto che basta spostarsi in altro luogo (fisico o mentale) per “rischiare” di diventar noi la minoranza.
Lo stereotipo è, invece, una visione semplificata della realtà. Il suo utilizzo nelle classi, serve a spiegare alcune generalizzazioni razziste e discriminanti: il napoletano non ha voglia di lavorare, l’albanese ruba, il milanese vive di solo lavoro, il livornese è simpatico, le bionde sono stupide. Chiaramente sono semplici riduzioni della complessità della realtà perché non possiamo avere l’occasione di vedere tutti i napoletani non fare un cazzo, far partecipare tutti i livornesi alle gare di barzellette o portarci a letto tutte le bionde che ci sono per dimostrare che, da perfette deficienti, quando si rivestono indossano le mutande in testa. Dopo aver rinunciato a cercarne le istruzioni.
Lo stereotipo, quindi, porta a dare un giudizio affrettato e sommario della realtà perché ci aiuta a superare la paura di quello che non si conosce. La curiosità verso l’altro-da-se si può esaurire una volta scopertane la provenienza; ed il rifiuto diventa giustificato automaticamente in base a canoni stereotipati e, quindi, largamente accettati.
Io sono italiano ma non sono mafioso. Certo, mi piace la pizza e voglio bene a mia mamma ma mai mi sognerei di suonare un mandolino vestito da Pulcinella.
Al limite da Balanzone che, almeno, è dottore!

22 marzo 2012

Surrealtà

"Come ci vedi tra dieci anni?"
"Insieme..."
"E tra un mese?"
"Tra un mese, no..."
E' come un vegano che ti chiede di surgelargli la bistecca perchè la mangerà il giorno dopo...

20 febbraio 2011

Noccioline

Certe volte mi sembra di essere come Linus. Mi pare si aver bisogno di una coperta. Quindi la cerco e, se sono fortunato, la trovo.
A quel punto,come Lucy, non mi accontento: la coperta è troppo corta. Copre la testa o i piedi. Mai tutti e due. Rifugiarmi nella musica, come Schroeder, sarebbe la soluzione migliore ma il dovere, seppur indigesto, mi rende saggio. Mi spinge ad odiare, come Sally, il fatto di dover essere in un certo modo pur odiando la società che me lo impone.
L'unica soluzione è appagare ogni bisogno primario e fuggire in un modo immaginario nel quale reinventarsi. Ma anche Snoopy mi sta stretto.
In fondo, come un aquilone impigliato in un albero, vorrei solo aspettare e la ragazzina dai capelli rossi...

11 marzo 2010

Il caso Prezzemolina

Una donna incinta ruba prezzemolo alle fate. Loro, furbe, la colgono in flagrante e le fanno promettere che, appena nato, il frutto del ventre le sarebbe stato loro.
Appena può, la neo mamma obbedisce, probabilmente per non pagare le future tasse universitarie o cliniche abortive.
C’è poi una torre ed un principe (in alcune versione, un parente delle fate) che sale usando i di lei capelli come scala. Appuntare: ricordare a Cesare Ragazzi di pensare a nuovo testimonial.
Prezzemolina fugge insieme al principe con le ghiande in mano. Non quelle del principe.
In realtà la storia s’ingarbuglia perché ci sono varie versioni e, a volte, le fate sono un’orca.
Non avevo voglia di leggermi tutte le versioni ma forse basta aspettare che se ne accorga Tim Burton, in modo che possa rifilarci altre due ore tridimensionali e di una noia mortale.

Quello che colpisce è una frase che, in una delle versioni, la nostra eroina pronuncia: “preferisco dalle fate esser mangiata, che da un uomo esser baciata”.
La confusione impera nel cervello di fantasia di Prezzemolina.
Primo, le fate non mangiano nessuno ma sono brave e buone. Al limite sono le streghe che fanno cose brutte. Poteva almeno chiedere alle colleghe Biancaneve, Gretel o a quell’altra che dorme nel bosco.
Secondo, il rifuggire il bacio di un uomo denota in lei un’ambiguità dovuta alla poca chiarezza nella sfera sessuale.
Cala capelli ma non cala le brache. Ed il principe rischia la vita per cosa?
Il quesito che resta, in definitiva, è: Prezzemolina è omosessuale?
O solo omofoba?
E se lo fosse? Lo sa oppure rimanda tutto ad un’incapacità di relazionarsi con il prossimo, specie se uomo?
E' proprio vero che tira più un...? Va bene, si è capito.

Quesiti che resteranno irrisolti, attendendo il secondo capitolo della saga.
Per l'occasione, sembra sia stata contattata anche la quattrocchia volante da Hogwartz ,anche se ,alcuni maligni sostengono che un giovane maghetto di ormai cinquant'anni sia poco credibile.
Si preannuncia, in ogni caso, un sequel denso di eventi: la solita lotta bene contro male arriverà al proprio climax nello scontro con il granchio cameriere.

Stay tuned!