28 maggio 2011

20XX: scenari

Ti ho vista passare in bicicletta. Hai ancora la graziella. Quella della quale, ogni tanto, ti dovresti ricordare di controllare se le ruote sono gonfie. Oggi lo sono. Hai uno strano modo di pedalare oggi. Girata indietro con la testa. Alterni il controllo della strada con quello di un non specificato punto alle tue spalle. Vorrei chiamarti. Sono sul punto di farlo ma sento un rumore di ferro sbattuto al suolo ed un grido. Poi un pianto. Un pianto fanciullo.

Scendi di corsa dalla bici e ti abbassi.

Per terra, tra l’asfalto ed una bicicletta rossa con le rotelle, c’è una bambina con le trecce nerissime e gli occhi scuri bagnati di lacrime. La fai alzare e noto che tiene i piedini storti. Come a volersi proteggere da qualcosa. Come a delimitare uno spazio. Come sua madre anni fa.

Sento che la chiami per nome e le dici “non è niente, tesoro. Solo un graffio”. La prendi in braccio. Lei piange ma, nel tuo abbraccio, si calma. Piano piano. Le chiedi se vuole un gelato e lei ti risponde che preferisce andare dal “signore dei libri”. Vuole vedere se è arrivata quella storia che le hai raccontato mille volte. Ora la vuole leggere con i suoi occhi. O almeno guardare le figure, suppongo.

Ti squilla il cellulare. Rispondi ed inizi a sorridere. Dall’altro capo del filo ci deve essere la felicità. La tua felicità. L’equivalente del forziere dei nani alla fine di un arcobaleno. Parli e sorridi. Sorridi e ridi.

Non mi hai visto. Sono seduto ad un tavolino di un bar. Una volta era un locale modaiolo. Oggi, un baretto gestito da un sessantenne affabile e tranquillo. Passo spesso le mie giornate libere in questo posto. Parlo con lui, leggo, bevo una tisana. Non bevo più birra o altro. Fumo ancora parecchio ma, alla fine, qualche vizio va mantenuto. Chiudi la conversazione al cellulare e ti rivolgi a tua figlia dicendole che era papà al telefono. Le dici che tornerà questa notte, che il lavoro che doveva fare è terminato e potrà stare un po’ con voi prima di ripartire. Lei sorride e le lacrime sono solo un ricordo. Ti rammenta che dovete andare a prendere il libro perché è tanto che lo aspetta.

Ho la tentazione di alzarmi per venirvi incontro ma, in definitiva, penso che, se in questi anni non abbiamo parlato, avrebbe poco senso farlo oggi.

Oggi che sei mamma, sei felice, continui ad andare in bicicletta per la città ed io sono solo un ricordo.

Mi alzo e prendo il cellulare dalla tasca.

Compongo il numero e, dopo tre squilli, risponde: " Soundcheck alle diciannove!!!".

"Lole, vuoi chiudere le tende sulla nostra vita? Per favore. Sono stanco. Lole, per favore..." (J.C. Izzo - "Solea")

24 maggio 2011

Montale

"...vedi, Lobuet, quando perdi qualcuno, anche se ormai non c'è più, continui a perderlo per sempre. Lo so. Non sono mai stato capace di tenermi accanto le donne che ho amato
[...]
Ti confido un segreto e poi torniamo alle nostre storie. Con le donne non riesco a capire quello che cerco. E finchè non saprò di cosa ho bisogno, non farò altro che ferirle. Una dopo l'altra..."
J. C. Izzo - Chourmo