29 gennaio 2013

Il paradosso del gatto di Schrödinger

Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo (col quale il gatto non può ovviamente interferire) può fare o non fare da grilletto all'emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità è esattamente del 50%. Secondo Schrödinger, visto che è impossibile sapere, prima di aprire la scatola, se il gas sia stato rilasciato o meno, fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto. Solo aprendo la scatola questa "sovrapposizione di stati" si risolverà, in un modo o nell'altro. La vita del gatto è di fatto nelle nostre mani: può sembrare paradossale, ma il senso è che l'osservazione determina il risultato dell'osservazione stessa.

26 gennaio 2013

Essere umano povero coglione

Per quanto ci si possa allontanare...
...alla fine, si vuole solo tornare a casa

25 gennaio 2013

Ti devo una canzone...

La vita è fatta di promesse e compromessi.
E' costellata di fermate obbligatorie e carte firmate volontariamente.
Ritengo che ogni promessa vada mantenuta a meno che non incida sulla propria libertà personale, sul desiderio di migliorare la propria esistenza.
Nella vita ho pronunciato, a volte, alcune parole che sono risuonate come una promessa. E, forse, volevano esserlo. Promessa che ho sitematicamente tradito. E, oggi, posso prendermela con chi voglio: il governo, la mafia, i fascisti, il mio vicino, ecc.. Il fatto è che il vero colpevole sono io.
Se il concetto di Karma fosse applicabile nella relatà, non mi si prospetterebbe un futuro roseo.
E, purtroppo, mi sono reso conto che, il fermarsi a riflettere, capire gli errori e cercare in ogni modo di porvi rimedio, non serve. Non è servito. La magia che sarebbe servita non c'è stata. E quel "qualcosa" che sembra rimasto sospeso è, relamente, così...sospeso. E' li sopra. Lo potremmo quasi afferrare e tirare in mezzo a noi.
Sospeso come una melodia, come un riff di chitarra, come le parole di una canzone...



Questo non giorno per ridere o morire

Stanze vuote cicliche e aride

Patina opaca copre il candore

il colore del lutto unico a brillare



E mi ammanto di aridità impeccabile

E mi mostro con lucidità nobile

E mi mostro senza volgarità inutile

E mi vesto di vuoto colpevole



Il silenzio ha sguardo truce

È come un’alba senza la luce

Restan risate e sbuffi d’estasi

Sotto un giogo di aridità cremisi



Siamo venere apparsa nei cieli meno neri

Siamo labbra sfiorate di pioggia e sole

Pugni stretti più chiari di mille parole

Siamo polvere tenuta insieme dai pensieri