23 luglio 2015

Sociologia: La settimana della normalizzazione

Tempo fa ho preso una decisione ed ho inaugurato quello che potrebbe diventare un rito peridodico.
Spesso, ho la sensazione di avere dei sospesi con le persone. Per motivi diversi tra loro come diversi sono i rapporti che ci legano. Non necessariamente niente di grave o gravoso.
Questa è una cosa che, sinceramente, mi è sempre riuscita difficile da accettare, quando si tratta di persone di cui mi importa qualcosa.
Quindi, ecco la grande idea: La settimana della normalizzazione
In cosa consiste?
Dopo avere deciso quali sono le persone con le quali vale la pena chiarire, mi sono preso una settimana per farlo. Sette giorni nei quali ho programmato incontri per esporre i dubbi su determinati rapporti che coinvolgessero me e l'interlocutore.
Non è detto che possa portare a miglioramenti sensibili nei rapporti ma, di sicuro, serve per metter sul tavolo le carte e proseguire con la mano successiva.
Ho tentato di normalizzare con la ex, diventata amica, perchè pensavo che, dopo anni, non le bastasse.
La settimana è proseguita con l'eterna indecisa per capire da che parte volesse andare e se ci saremmo andati insieme.
La sette giorni si è conclusa con un'altra ex che sistematicamente mi evitava (suppongo perchè spaventata) e questo non ha mai permesso di costruire un (post) rapporto da persone adulte.
Diciamo che l'esperimento normalizzatore è da provare anche se i risultati non sono stati particolarmente incoraggianti.
Con l'amica tutto ok. Chiarito e avanti tutta.
La ex sfuggente, in piena sindrome "carissimo Pinocchio", ha sostenuto che non fosse vero, anzi, solo il destino cinico e baro non ci permetteva di avere un rapporto amichevole e maturo.
L'indecisa è rimasta indecisa e, per quanto mi riguarda, persone che non hanno le palle di scegliere non le voglio intorno.
Concludendo, consiglio la settimana della normalizzazione.
Mal che vada, berrete qualche birra in compagnia.

17 luglio 2015

O paese d'o sole!

Mi è capitato di fare un colloquio per una cooperativa sociale. Proprio in questi giorni.
La cosiddetta posizione aperta riguarda progetti legati ai migranti. Proprio quei migranti di cui sentiamo parlare ogni giorno sui medium.
La cooperativa gestisce, assieme ad altre, un paio di strutture di prima e seconda accoglienza.
Nelle prime arrivano migranti che necessitano di tutto. Nella seconda, dopo avergli dato una ripulita, vengono ospitati alcuni "meritevoli".
Successivamente al colloquio, ho contattato alcune persone che conosco e che lavorano in questo campo.
Il quadro di desolazione lavorativa ed organizzativa che ne è uscito è sconsolante.
In soldoni, si tratterebbe di lavorare in questi parcheggi per esseri umani, ricoprendo una figura che si avvicina a quella del badante.
Chi arriva, fugge da qualcosa. Ma chi arriva non ha assolutamente gli strumenti conoscitivi e/o sociali per vivere una realtà assai diversa da quella d'origine.
La paga: una miseria.
Gli orari: turni con orari che abbracciano anche quei momenti che, di solito, sarebbero dedicati, alla vita privata.
Tutto questo lavoro porterebbe, ed è una delle cose agghiaccianti, a far avere, alle persone che hanno raggiunto il nostro paese sfidando la morte, la negazione di quel permesso di soggiorno/stato di rifugiato politico che è il motivo per cui questo stesso lavoro esiste.
Insomma, questo è il nuovo business!
Alberghi, e simili, che ospitano i migranti ricevono bei quattrini per ogni ospite.
Le cooperative, che gestiscono tali servizi, ricevono fior di quattrini.
Gli operatori ridevono quasi un cazzo.
Risultato: tenere parcheggiate le persone per tempi che superano l'anno e poi dir loro che dovranno tornare da dove vengono.
Risultato 2: piuttosto che tornare al paesello, scappano.
Non ci indignamo per gli aiuti economici dati ai migranti ma per come tutto, in questo paese, serva solo a riempire qualche tasca.
Non ci indignamo perchè agli stranieri concediamo benefici negati agli autoctoni ma perchè le risorse spese sono fini a se stesse e servono per alimentare un sistema.
Non ci indignamo ma aspettiamoli sulla porta e, sorridendo, diciamo a noi stessi: benvenuti in Italia!!!

PS: grazie a chi mi ha chiesto di non chiudere questo blog. Senza non avrei scritto ancora una volta qua sopra.