2 agosto 2010

Dell'impagabile attrazione del differire. Pt. 1

Per quanto rifuggisse l'approvazione del prossimo, in realtà ne era fortemente attratto.
Dire o fare cose che potessero anche solo infastidire leggermente gli altri lo repelleva. Doveva, per questo condurre vita morigerata e sana: niente eccessi. Il suo credo.
Lo aveva visto a quella festa. Ritrovo fotocopia di molti altri. In piedi tra la gente, bicchiere in mano, sorriso di presenza e livello alcolemico in crecita esponenziale. Forse un pò lo invidiava. Ammettiamolo: invidiava Herbert per la sua capacità di relazionarsi con gli altri, di essere sempre al posto giusto, di piacere alle donne senza il minimo sforzo.
Era capitato solo in rare occasioni che potessero scambiare due parole ed ogni volta la sensazione era la stessa: sono di fronte ad un genio! O al più distratto dei cretini. Distratto al tal punto da non accorgersene.
- Non la capisco la gente... - spesso H. iniziava un discorso riferendosi in maniea vaga al "concettto gente"; senza specificare. Ne erano seguiti un paio di minuti di invettive contro i suoi simili, senza il minimo sospetto di trovarsi, in fondo, di fronte ad uno specchio che rifletteva la sua immagine.
Per quanto lo riguardava, H. non differiva dagli altri quanto lui. Il problema nasceva dal fatto che questa differenza era virata al nero, al negativo. Poco fascino, poco eloquio, poco gusto ne vestire...e si potrebbe contunuare all'infinito.
E durante una di queste feste, nacque in lui l'idea...
[...continua...?]