16 ottobre 2013

Lampi di onestà. Lighning Bolt, Pearl Jam



Dare un giudizio su un nuovo disco dei Pearl Jam è difficile quanto rispondere alla domanda “vuoi più bene al babbo o alla mamma?”.

Dare un giudizio sulla nuova uscita della band che ti ha cresciuto e cullato negli ultimi 22 anni pone di fronte a dubbi etici di difficoltà pari alla soluzione del cubo di Rubik (o Rubrik o come si chiama).

Dare un giudizio sul nuovo album della band che ha, come cantante e autore, la persona che io, e non credo sia un mistero, considero un’eccellenza del genere umano, risulta scomodo.

Difficile e scomoda è la strada di chi si pone in tale situazione.

14 agosto 2013

Stralci: Sziget Festival 2013. Piccolo, molto personale e non esaustivo resoconto.

6-12 Agosto. Budapest
(Alcuni)Concerti
Il tendone A38 è stracolmo di gente. Pochi minuti ed i Flogging Molly salgono sul palco. Alla prima nota, il pubblico si scatena, balla e lancia in aria qualsiasi liquido abbia in mano. La temperatura è calda, l’acustica potrebbe essere meglio ma l’esibizione dei californiani capitanati da un irlandese ci riversa addosso un’onda di folk-punk irlandese di rara potenza e precisione esecutiva.
Drunken Lullabies & Drunken Songs
Voto 8

Nick Cave & The Bad Seeds. Sono la risposta alla domanda “Vuoi vedere un live devastante?”. Di sicuro la miglior performance a cui ho assistito. Musicisti eccezionali e attitudine sul palco che ha pochi rivali. E davanti, o meglio sopra, tutti…Mr Cave. Che suona il piano,che cammina per il palco, che sale in piedi sulle transenne e stringe le mani dei fortunati della prima fila, che propone le sue canzoni. E che canzoni!
Into his arms!
Voto 9

Lo ska-punk degli Ska-P è travolgente, fa ballare pure me. E questo mi pare già un buon punto a loro favore. I pezzi sono conosciuti dal pubblico che li canta e controcanta. Lo ska dei fiati si alterna e si mescola con il punk di una strato e di un paio di SG. La miscela è la solita. Esplosiva. I temi dei pezzi sono arcinoti: liberalizzazione della cannabis, anticlericalismo, questione palestinese, avversione per le autorità, ecc… Questi temi, e come vengono messi in musica, sono il loro punto forte ma, purtroppo, sono anche quello debole. Certi slogan (Police Fuck off su tutti), certe mascherate del loro corista-showman (abito da prete, pene di gomma e bambola gonfiabile su tutte) sono ormai cose che, probabilmente, fanno presa su un sedicenne. Su di me, no. Questo rende l’esibizione, nella mia testa, un po’ fuori luogo e pacchiana.
Resta la musica suonata in maniera eccellente.
Insistimos!!!(?)
Voto6,5

Torno al tendone A38. Sul palco i Bad Religion. Chi è quello con la chitarra sul palco a destra? Scoprirò al ritorno che è il chitarrista dei The Cult.
Torno a sentire la band di Greg Graffin dopo anni, dopo il ritorno di Mr Brett (stasera assente), dopo alcuni dischi francamente evitabili.
Oltre al “capo” della Epitaph, manca anche Greg Hetson. Al loro posto, lo sconosciuto di cui sopra.
Graffin ha aggiunto capelli bianchi alla sua solita calvizie. Baker e Bentley sembrano in forma. Dietro le pelli, il più giovane dei cinque batte e ribatte senzasosta.
Nel padiglione A38 il più classico dei salti nel passato. Siamo tutti un po’ più vecchi. Io e loro. Ma le canzoni, quelle non invecchiano. Ai pezzi dell’ultimo disco si alternano alcuni dei cavalli di battaglia della band: Generator, No Control, 21st Century (Digital Boy), ecc… Canzoni che hanno anche 20 anni, comprese “How Could Hell be any Worse” e “We’re only gonna die”. Classe 1982. Brani che hanno 31 anni!!!
Per me, il concerto più atteso. Per me, la classica maglietta acquistata. Qualche errore di esecuzione e, al solito, acustica non perfetta.
Ma a loro si perdona tutto perché “I don’t believe in self-important folks who preach no Bad Religion song can make your life complete!!!”.
Sono di parte
Voto 8

I Blur si sono riuniti da poco. I Blur non li avevo mai sentiti dal vivo. Ora l’ho fatto e posso ritenermi ampiamente soddisfatto. Gli ormai ultraquarantenni ragazzi di “Boys & Girl” suonano sul serio. Damon Albarn canta e suona l’acustica. Salta per il palco, si butta sulle prime file. Bel concerto davvero. Su tutte “CountryHouse”.
Really could happen
Voto7

E concludo.
Lo Sziget Festival è un vero festival musicale. Niente a che vedere con le robette che organizzano nel paese del quale sono possessore di passaporto.
Dal centro di Budapest, ci si arriva in traghetto lungo il Danubio o in treno o.
Opto per quest’ultimo mezzo (mentre per il ritorno un più borghese taxi).
La cosa che mi colpisce subito è molto banale, se vogliamo. Dalla stazione all’ingresso, i marciapiede sono transennati per evitare che il fiume di gente cammini in mezzo alla strada e intralci il traffico.
L’ingresso dell’isola (si perché Sziget vuol dire isola e si svolge su quella di Obuda) è un ponte ferroviario, oggi pedonale. In alto scritte di benvenuto in tutte le lingue (quella in italiano è un grottesco “Salve!”).
Sull’isola ci sono più di dieci palchi, decine di stand, migliaia di persone. Tende ovunque.
Non si usano soldi ma ci sono vari punti dove ricaricare una carta prepagata che poi servirà per acquistare cibo, bevande, souvenir, fare un giro sulla ruota panoramica e tutto il resto.
In giro ci sono gruppi di ragazzi e ragazze, più o meno numerosi, più o meno ubriachi, più o meno vestiti o mascherati. Senza però degenerazioni generazionali alle quali si assiste spesso in altri contesti.
Stand di cibo e bevande si alternano con le bancarelle e bagni chimici; musica suonata con vari DjSet. Si, perché la gente vuole ballare ed un Dj, senza voler polemizzare troppo, pare serva di più in occasioni del genere.
Con al polso il bracciale di stoffa, che mi da diritto ad entrare ogni giorno, ed in tasca il programma confezionato come fosse un passaporto, mi aggiro per i viottoli dell’isola. Guardo e ascolto. Lingue, parlate o attaccate al palato, che si fondono e s’intrecciano.
Musica ovunque. Birra e cocktail ovunque. Gente che beve e mangia a tutte le ore.
Aria di festa. Aria buona, al di là del caldo.
Tornando mi porto a casa immagini mentali molto vivide (non ho foto), centinaia di note ascoltate, risate e qualche vuoto.
Li riempirò con il resto.
..

Stralci: Budapest 2013

La città, ed il paese, ha visto passare la storia recente nel peggiore dei modi. Dall'occupazione nazista alla liberazione e, quindi, alla rioccupazione comunista. Passando per la rivoluzione del 23 ottobre 1956.
Dai campi di concentramento ai gulag.
Oggi, i suoi palazzi si affacciano sul Danubio. Immobili. Visti dall'alto, danno questa sensazione strana, come se stessero riposando. Stremati.
Budapest.

30 giugno 2013

Ora #3

...the show must go on...

27 giugno 2013

Ora #2

E mi ritrovo nel mezzo degli eventi. Cercando di dar loro un senso che non riesco a trovare. Decifrare certe cose è molto difficile, dondolando tra dubbi e sorrisi.
A volte, mi chiedo se io non sia troppo vecchio per questo "gioco". Altre, se si tratta di un gioco che abbia regole condivise.
Le accellerate si alternano a brusche frenate; lasciano segni neri sull'asfalto e l'eco di gomme che stridono, sul cemento.
In lontananza mi pare di vedere una luce. Ogni battito di occhi mi riporta al buio per poche frazioni di secondo.
Luci e ombre si alternano, complicando la percezione reale delle cose. O forse è solo la necessità di metterle tutte in fila, secondo un disegno che ho nella testa.
La cosa migliore è lasciare i dubbi nel cassetto e godere del resto.
Posare la matita e stracciare il foglio.

18 giugno 2013

Ora

E poi, dopo un maggio lungo, freddo e piovoso; dopo una stagione di cuori freddi durata molto tempo, arriva giugno ed il sole, il caldo e membra che si scaldano e riflettono come olio sulla pelle.
A sorpresa.

3 giugno 2013

Per quanto ci si possa sbagliare, l'importante è essere nati per correre

2013.05.31 - Stadio Euganeo, Padova. Bruce Springsteen & The E-Street Band


Arrivo allo stadio Euganeo in netto anticipo. Il tempo classico per un paio di birre, un panino, dieci sigarette.
Dopo lo scorso anno e la pioggia di Firenze, la giornata non promette un meteo mite.
L’attesa per il concerto si confonde con lo scetticismo riguardo al fatto che il tour è lo stesso del  2012 e, forse, sostanziali novità non ce nesaranno.
E bello sbagliarsi.

Dell'impagabile attrazione del differire. Pt. 8

Quella festa, quasi un anno fa, fu solo l'inizio. Quello strano incontro, le botte, i messi successivi a cercare di rimettersi in piedi.
La fatica per costruire, da capo, ogni pezzo senza sapere con certezza se ci sarebbe riuscito.
Non lo ha fatto.
Ancora oggi vaga di festa in festa con un bicchiere sempre diverso in mano.
Pensa, nei pochi barlumi di lucidità, che i momenti nei quali inonda i pensieri di alcol siano quelli nei quali può essere più lucido. Da ubriaco non pensa, o pensa meno o pensa in modo diverso.
Certo, il giorno seguente non tutti i ricordi sono perfettamente allineati ma sul momento, nel presente, tutto sembra apparirgli più facile.
Vaga per locali e stanze private tra gente in preda a divertimenti lisergici. Stringe gli occhi quando intorno viene circondato da genti immerse in felicità postmoderne e forzate.
I suoi occhi lucidi cercano un barlume di bellezza. Di quella bellezza ormai perduta.
Quando l'aveva trovata, era rimasto indifferente, immobile, attonito. Senza afferrarla.
Oggi è così.
Herbert siede su di una panchina nel tepore dell'ora primaverile che precede il pranzo e ripensa ai mesi successivi e agli eventi dei giorni recenti.
L'ha conosciuta solo pochi giorni prima e, dopo più di un incontro, ancora non capisce.
E lui odia non capire chi gli sta davanti. Si chiede se lei abbia questo attegiamento sbeffeggiante per protezione oppure perchè ritiene che lui se lo meriti. Non capisce il motivo della distanza che gli sembra esserci, del perchè lei la continui ad alimentare ma, paradossalmente, si chiede come mai lei lo cerchi con costanza scientifica. Sembra quasi che lei lo voglia incontrare e conoscere ma poi, una volta insieme, se ne penta, venga assalita dalla noia o chiassà cos'altro. Oppure che lei si aspetti certe prese di posizione che, al contrario, lui pensa di non potersi permettere.
Herbert siede fumando e pensa che odia non riuscire a decifrare gli altri. Non riuscire a capire gli atteggiamenti o quali possano essere le reazioni alle sue azioni o parole.
Così diventa un navigare a vista e lui, senza punti di riferimento, tende ad auto-ammutinarsi. Ad essere del tutto onesti: tende ad auto-ammutinarsi più del solito.
(...continua...)

31 maggio 2013

A casa

E poi stasera riascolto un disco che non sentivo da almeno 15 anni.
Un disco che, quando è uscito, venti anni fa, avrò sentito centinaia di volte.
Ricordo quando Ele arrivò con una cassetta "prezzo imposto lire 15.000" e ci disse "ascoltate questo".
Già quel prezzo imposto al ribasso invogliava all'ascolto ma anche all'acquisto.
Un ascolto, due ascolti...cento ascolti.
E poi quella giornata di pioggia nella quale sono andato a prenderla per portarla via.
Ed i concerti. Uno di fila all'altro.
Al Tenax di Firenze eravamo pochi ed ero davanti. In un altro posto all'aperto, del quale non ricordo il nome, a comprare portachiavi e maglietta del gruppo. E prima di pagare salta la luce e...vabeh, so che non si fa, sono andato via senza pagare.
Questo folk irlandese all'emiliana che ci faceva ballare, senza fiato, senza coordinazione, senza maglietta.
E l'amica che storpiava il nome. Sempre. Ogni volta e senza farlo di proposito.
E poi "certo che il cantante che è andato via era quello più bravo dei due che avevano". E anche "questo che è rimasto, è bravo, ma alcuni pezzi propri non riesce a farli". Frasi ripetute a turno ma sempre da sotto uno dei loro palchi. Con l'affetto di chi si riuniva in un'unica grande famiglia.
E lei non c'era già più ma c'erano ancora mille strade, mille girotondi con gli avambracci intrecciati, mille mani unite, mille mani al cielo, mille baci nascosti al cuore.
E stasera...ho riportato tutto a casa...

17 maggio 2013

Logiche



Nipote seienne: zio, ce l'hai la moglie?
Zio: no
N.S.: e la fidanzata?
Z.: no
N.S.: e allora cosa ci fai con tutti questi sedili in macchina?
Z.: ...

11 marzo 2013

One more drink...

 Dave Matthews - Grace is gone

"...Neon shines through smoky eyes tonight
It's 2 AM, I'm drunk again
It's heavy on my mind
I could never love again
So much as I love you
Where you end where I begin
Is like a river going through
Take my heart, take my eyes
´Cause I'll need them no more
If never again they'll fall upon
The one I so adore

Excuse me please, one more drink
Could you make it strong
'Cause I don't need to think
She broke my heart
My Grace is gone
Another drink and I'll move on

One drink to remember, another to forget
How could I ever dream to find a love like this again?
One drink to remember, another to forget...

Excuse me please, one more drink
Could you make it strong
'Cause I don't need to think
She broke my heart
My Grace is gone
Another drink and I'll move on
One more drink and I´ll move on ...

You think of things impossible
Then the sun refuses to shine
I woke with you beside me
Your cold hand lay in mine

Excuse me please, one more drink
Could you make it strong
'Cause I don't need to think
She broke my heart
My Grace is gone
Another drink and I'll move on
One more drink and I´ll move on
One more drink, my Grace is gone..."

27 febbraio 2013

Impressioni di febbraio

"...Quando è stata quell'ultima volta
che ti ho vista e poi forse baciata
dimmi adesso ragazza d'allora
quando e dove te ne sei andata
perchè e quando ti ho dimenticata.
Ti sembrava durasse per sempre
quell'amore assoluto e violento
quando è stato che finito il niente
perchè è stato che tutto si è spento
non ha visto nemmeno settembre..."

29 gennaio 2013

Il paradosso del gatto di Schrödinger

Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo (col quale il gatto non può ovviamente interferire) può fare o non fare da grilletto all'emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità è esattamente del 50%. Secondo Schrödinger, visto che è impossibile sapere, prima di aprire la scatola, se il gas sia stato rilasciato o meno, fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto. Solo aprendo la scatola questa "sovrapposizione di stati" si risolverà, in un modo o nell'altro. La vita del gatto è di fatto nelle nostre mani: può sembrare paradossale, ma il senso è che l'osservazione determina il risultato dell'osservazione stessa.

26 gennaio 2013

Essere umano povero coglione

Per quanto ci si possa allontanare...
...alla fine, si vuole solo tornare a casa

25 gennaio 2013

Ti devo una canzone...

La vita è fatta di promesse e compromessi.
E' costellata di fermate obbligatorie e carte firmate volontariamente.
Ritengo che ogni promessa vada mantenuta a meno che non incida sulla propria libertà personale, sul desiderio di migliorare la propria esistenza.
Nella vita ho pronunciato, a volte, alcune parole che sono risuonate come una promessa. E, forse, volevano esserlo. Promessa che ho sitematicamente tradito. E, oggi, posso prendermela con chi voglio: il governo, la mafia, i fascisti, il mio vicino, ecc.. Il fatto è che il vero colpevole sono io.
Se il concetto di Karma fosse applicabile nella relatà, non mi si prospetterebbe un futuro roseo.
E, purtroppo, mi sono reso conto che, il fermarsi a riflettere, capire gli errori e cercare in ogni modo di porvi rimedio, non serve. Non è servito. La magia che sarebbe servita non c'è stata. E quel "qualcosa" che sembra rimasto sospeso è, relamente, così...sospeso. E' li sopra. Lo potremmo quasi afferrare e tirare in mezzo a noi.
Sospeso come una melodia, come un riff di chitarra, come le parole di una canzone...



Questo non giorno per ridere o morire

Stanze vuote cicliche e aride

Patina opaca copre il candore

il colore del lutto unico a brillare



E mi ammanto di aridità impeccabile

E mi mostro con lucidità nobile

E mi mostro senza volgarità inutile

E mi vesto di vuoto colpevole



Il silenzio ha sguardo truce

È come un’alba senza la luce

Restan risate e sbuffi d’estasi

Sotto un giogo di aridità cremisi



Siamo venere apparsa nei cieli meno neri

Siamo labbra sfiorate di pioggia e sole

Pugni stretti più chiari di mille parole

Siamo polvere tenuta insieme dai pensieri