Dare un giudizio su un nuovo disco dei Pearl Jam è
difficile quanto rispondere alla domanda “vuoi più bene al babbo o alla
mamma?”.
Dare un giudizio sulla nuova uscita della band che
ti ha cresciuto e cullato negli ultimi 22 anni pone di fronte a dubbi etici di
difficoltà pari alla soluzione del cubo di Rubik (o Rubrik o come si chiama).
Dare un giudizio sul nuovo album della band che ha,
come cantante e autore, la persona che io, e non credo sia un mistero, considero
un’eccellenza del genere umano, risulta scomodo.
Emotivamente mi aspetto sempre TEN (o VITALOGY o NO
CODE o BINAURAL) e questo potrebbe portare a rimanere delusi. Razionalmente mi
aspetto un nuovo disco. Un nuovo gruppo di canzoni di una band che da più di due
decenni suona e lo fa con la S maiuscola, con due palle belle grosse e che sa arrangiare i pezzi come pochi altri.
I Pearl Jam sanno scrivere canzoni e scrivono
quello che ascoltano.
Non vogliono più stupire. Non ne hanno bisogno.
Non sono interessati all’ascolto di massa, al di là
della macchina pubblicitaria messa in piedi. Parliamo di una band che, fino a
qualche anno fa, non faceva videoclip per presentare i singoli e, quando lo ha
fatto, e lo fa, utilizza riprese di performances live.
La mia impressione è che sia un disco molto
composito che spazia tra i generi musicali amati dai cinque.
I cinque che formano una band che, oggi, va in sala
d’incisione per registrare quello che sente di dover imprimere su disco.
Ne vien fuori un misto di pezzi: punk (la MIND YOUR
MANNERS che, progressione di accordi a parte, ad essere onesto non ricorda per
niente i DEAD KENNEDYS), ballad più o meno poppeggianti (SIRENS), un blues che,
però, mi pare molto poco convinto (LET THE RECORDS PLAY) e pezzi molto rock &
roll (GETAWAY, una delle mie preferite o MY FATHER’S SON).
Discorso a parte per quella ricerca di sonorità che
portano avanti da qualche anno. Ogni tanto (qui in PENDULUM, ad esempio) si sentono
suoni particolari che colorano le canzoni. Questo non vuol dire che stiano sperimentando
in senso assoluto ma solo che, se nel motore musicale, hai Stone Gossard, ogni
tanto lo devi lasciare libero.
Su tutto questo regna sovrano Mr Edward Severson
III. La maturità gli ha portato in dono un utilizzo della voce molto composito
e modulabile. Da l’impressione di essere in forma e a proprio agio qualunque
sia il “tiro” del brano. Questo giovane cinquantenne riesce sempre a stupire
per versatilità vocale e padronanza della scrittura.
Ed io mi inchino.
La quantità di ballate fa intendere che l’esperienza
INTO THE WILD lo abbia orientato verso un certo tipo di canzone. Pezzi come YELLOW
MOON riportano direttamente alle musiche che ci raccontano il viaggio e la
morte di Alexander Supertramp.
Ecco! Adesso dovrei scrivere impressioni
canzone-per-canzone ma preferisco lasciarlo fare a chi se ne intende.
Posso aggiungere che è il primo disco con un
title-track (peccato per il “ritornello” un po’ tirato via), che SIRENS sarà di
sicuro un pezzo che resterà (come del resto sono rimaste BLACK e, anni dopo,
JUST BREATH perché gli esseri umani sono dei romanticoni), che si sentono
parecchie chitarre acustiche, che un momento evitabile è sicuramente la
riproposizione full band di SLEEPING BY MYSELF (brano tratto da UKULELE SONGS
del solo Vedder) che pare una canzone di natale ma triste, alcuni brani saranno
maggiormente apprezzati dopo alcuni ascolti (PENDULUM su tutti e che si
aggiunge alla schiera di pezzi da apertura di un live), che la FUTURE DAYS in fondo al disco
capovolge il finale di BACKSPACER. Laddove c’era una FINE qua c’è la speranza
nei giorni a venire affidata ad un pezzo lento ed emotivamente coinvolgente.
E concludo con un’ultima considerazione. Negli
ultimi anni ci hanno abituato a dischi da 10/12 brani all’interno dei quali
trovare alcune gemme, molte canzoni oneste e qualche esperimento più o meno
riuscito. Resta il fatto che, da sempre, è la loro onestà che me li fa
apprezzare, anche se fanno un disco che non è un capolavoro ma è, nel complesso,
un bel disco per la sua varietà e per la sua composizione.
E adesso LET THE RECORD PLAYS!!!
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