9 giugno 2020

Aereoporti

All'imbarco del volo per Barcellona, fanno accedere per gruppi: prioritario, prioritario bagaglio in stiva, prima le donne e bambini, i biondi, quelli da Pavia in su...
Come nella vita, non siamo tutti uguali. Inutile negarlo: non partiamo tutti alla pari.
Triste? Probabilmente si ma è così.
Intanto, grazie alle mie grandi doti investigative, capisco che il volo è in ritardo. In effetti, dovevamo essere partiti da cinque minuti.
Due anni fa, ero partito con l'idea che si nasce, si cammina e si muore soli.
L'incontro con ESSE aveva cambiato la mia prospettiva.
Ho pensato sul serio che potesse esistere un vivere diverso; un vivere socialmente più "strutturato" e inquadrato.
Le mie nuove convinzioni sono state rafforzate dalla seconda parte del Cammino Francese, fatta lo scorso anno.
Incontri su incontri, condivisione di momenti, noi ancora insieme.
Insieme per camminare fianco a fianco, per concludere quanto iniziato l'estate precedente e poi andare oltre.
Poi, il cammino condiviso si è interrotto, lasciando sentimenti e ricordi.
Rimpianti o rimorsi? Non credo. Resta la consapevolezza che vivere è fatto anche di questi accadimenti e delle eredità che gli incontri e gli addii lasciano.
Una storia nata "in cammino" che ha continuato a camminare fino a quando è stato possibile.
Legata al Cammino, inevitabilmente. Anche lo zaino, immobile e fedele ai miei piedi, lo ricorda, in un guazzabuglio elettrico di scintille che aprono squarci sul passato.
Intanto, anche il secondo volo è in ritardo.
Comincio ad incrociare qualche pellegrino ma, questo già lo so, fino a quando non compirò il primo passo, i miei canali di comunicazione saranno ancora in modalità "normale". 
Fino a quando non inizierò a camminare, me ne sto per conto mio.

Barcellona, 10 Agosto 2019

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