6-12 Agosto. Budapest
(Alcuni)Concerti
Il tendone A38 è stracolmo di gente. Pochi minuti ed i Flogging Molly
salgono sul palco. Alla prima nota, il pubblico si scatena, balla e
lancia in aria qualsiasi liquido abbia in mano. La temperatura è calda,
l’acustica potrebbe essere meglio ma l’esibizione dei californiani
capitanati da un irlandese ci riversa addosso un’onda di folk-punk
irlandese di rara potenza e precisione esecutiva.
Drunken Lullabies & Drunken Songs
Voto 8
Nick Cave & The Bad Seeds.
Sono la risposta alla domanda “Vuoi vedere un live devastante?”. Di
sicuro la miglior performance a cui ho assistito. Musicisti eccezionali e
attitudine sul palco che ha pochi rivali. E davanti, o meglio sopra,
tutti…Mr Cave. Che suona il piano,che cammina per il palco, che sale in
piedi sulle transenne e stringe le mani dei fortunati della prima fila,
che propone le sue canzoni. E che canzoni!
Into his arms!
Voto 9
Lo ska-punk degli Ska-P
è travolgente, fa ballare pure me. E questo mi pare già un buon punto a
loro favore. I pezzi sono conosciuti dal pubblico che li canta e
controcanta. Lo ska dei fiati si alterna e si mescola con il punk di una
strato e di un paio di SG. La miscela è la solita. Esplosiva. I temi
dei pezzi sono arcinoti: liberalizzazione della cannabis,
anticlericalismo, questione palestinese, avversione per le autorità,
ecc… Questi temi, e come vengono messi in musica, sono il loro punto
forte ma, purtroppo, sono anche quello debole. Certi slogan (Police Fuck
off su tutti), certe mascherate del loro corista-showman (abito da
prete, pene di gomma e bambola gonfiabile su tutte) sono ormai cose che,
probabilmente, fanno presa su un sedicenne. Su di me, no. Questo rende
l’esibizione, nella mia testa, un po’ fuori luogo e pacchiana.
Resta la musica suonata in maniera eccellente.
Insistimos!!!(?)
Voto6,5
Torno al tendone A38. Sul palco i Bad Religion. Chi è quello con la chitarra sul palco a destra? Scoprirò al ritorno che è il chitarrista dei The Cult.
Torno
a sentire la band di Greg Graffin dopo anni, dopo il ritorno di Mr
Brett (stasera assente), dopo alcuni dischi francamente evitabili.
Oltre al “capo” della Epitaph, manca anche Greg Hetson. Al loro posto, lo sconosciuto di cui sopra.
Graffin
ha aggiunto capelli bianchi alla sua solita calvizie. Baker e Bentley
sembrano in forma. Dietro le pelli, il più giovane dei cinque batte e
ribatte senzasosta.
Nel padiglione A38 il più classico dei salti
nel passato. Siamo tutti un po’ più vecchi. Io e loro. Ma le canzoni,
quelle non invecchiano. Ai pezzi dell’ultimo disco si alternano alcuni
dei cavalli di battaglia della band: Generator, No Control, 21st Century
(Digital Boy), ecc… Canzoni che hanno anche 20 anni, comprese “How
Could Hell be any Worse” e “We’re only gonna die”. Classe 1982. Brani
che hanno 31 anni!!!
Per me, il concerto più atteso. Per me, la
classica maglietta acquistata. Qualche errore di esecuzione e, al
solito, acustica non perfetta.
Ma a loro si perdona tutto perché
“I don’t believe in self-important folks who preach no Bad Religion song
can make your life complete!!!”.
Sono di parte
Voto 8
I Blur si
sono riuniti da poco. I Blur non li avevo mai sentiti dal vivo. Ora
l’ho fatto e posso ritenermi ampiamente soddisfatto. Gli ormai
ultraquarantenni ragazzi di “Boys & Girl” suonano sul serio. Damon
Albarn canta e suona l’acustica. Salta per il palco, si butta sulle
prime file. Bel concerto davvero. Su tutte “CountryHouse”.
Really could happen
Voto7
E concludo.
Lo Sziget Festival
è un vero festival musicale. Niente a che vedere con le robette che
organizzano nel paese del quale sono possessore di passaporto.
Dal centro di Budapest, ci si arriva in traghetto lungo il Danubio o in treno o.
Opto per quest’ultimo mezzo (mentre per il ritorno un più borghese taxi).
La
cosa che mi colpisce subito è molto banale, se vogliamo. Dalla stazione
all’ingresso, i marciapiede sono transennati per evitare che il fiume
di gente cammini in mezzo alla strada e intralci il traffico.
L’ingresso
dell’isola (si perché Sziget vuol dire isola e si svolge su quella di
Obuda) è un ponte ferroviario, oggi pedonale. In alto scritte di
benvenuto in tutte le lingue (quella in italiano è un grottesco
“Salve!”).
Sull’isola ci sono più di dieci palchi, decine di stand, migliaia di persone. Tende ovunque.
Non
si usano soldi ma ci sono vari punti dove ricaricare una carta
prepagata che poi servirà per acquistare cibo, bevande, souvenir, fare
un giro sulla ruota panoramica e tutto il resto.
In giro ci sono
gruppi di ragazzi e ragazze, più o meno numerosi, più o meno ubriachi,
più o meno vestiti o mascherati. Senza però degenerazioni generazionali
alle quali si assiste spesso in altri contesti.
Stand di cibo e
bevande si alternano con le bancarelle e bagni chimici; musica suonata
con vari DjSet. Si, perché la gente vuole ballare ed un Dj, senza voler
polemizzare troppo, pare serva di più in occasioni del genere.
Con
al polso il bracciale di stoffa, che mi da diritto ad entrare ogni
giorno, ed in tasca il programma confezionato come fosse un passaporto,
mi aggiro per i viottoli dell’isola. Guardo e ascolto. Lingue, parlate o
attaccate al palato, che si fondono e s’intrecciano.
Musica ovunque. Birra e cocktail ovunque. Gente che beve e mangia a tutte le ore.
Aria di festa. Aria buona, al di là del caldo.
Tornando mi porto a casa immagini mentali molto vivide (non ho foto), centinaia di note ascoltate, risate e qualche vuoto.
Li riempirò con il resto.
..