6 gennaio 2012

Why go home? Where's home?

Fumo alla finestra di cucina.
Da qualche anno mi sono autoimposto di non fumare dentro casa, per evitare l’effetto “fumeria d’oppio” (o bocciodromo), e quindi me ne sto a prendere un po’ di fresco.
Fuori saranno cinque o sei gradi. Dentro qualcuno di più. In mezzo, io: arbitro della sfida climatica in atto tra abitazione ed esterno.
Sento dei passi alle mie spalle.
Mi volto.
E vi vedo. Affacciate alla porta di cucina.
Ci siete quasi tutte. O almeno quelle che avevano voglia di passare di qua.
Ci sei tu, si tu, con ancora in testa la promessa mai mantenuta di una convivenza…
Accanto, chi ha subito un tira-e-molla che sembrava eterno…inutile come un film senza audio…una vittima di un classico rapporto reiteratamente interrotto sul più bello.
Ce ne sono anche un paio che hanno preferito non aver a che fare con me e se ne stanno in piedi con l’aria di chi ha vinto e non perso. Con l’aria tronfia di chi ha capito prima delle altre che non valeva la pena.
Una ha il telefono in mano e aspetta ancora che la richiami.
Un paio di occhi innocenti mi fissano. Occhi che hanno sperato di poter placare il cuore più in basso. Di poter unire alcune idiosincrasie comuni. Occhi al centro di una testa che, forse, voleva uscire dai binari prestabiliti dal carattere e dal buonsenso ma che non ha avuto l’occasione neanche di provarci.
Leggo, sui vostri visi, delusione, al pari della speranza in arrivo che, forse un tempo, avete letto nei miei occhi.
Cerco il mio ego per farmi aiutare ma non c’è più. Accanto a me c’è un bambino. Mi guarda e mi sembra di conoscerlo. In momenti fugaci, lo scorgo negli occhi di quel tipo che mi fissa ogni tanto dallo specchio del bagno. Sempre più raramente.
L’infante mi osserva e aspetta che io faccia, o dica, qualcosa. Sembra volermi chiedere perchè. Sembre voler capire in che momento è cambiato tutto ed abbiamo smesso di andare per la stessa strada. Vorrebbe sapere in che momento ho iniziato a pensare che non valesse mai la pena provare niente.
Lo fisso. Immobili. Lui ed io.
Poi scuote la testa e si unisce a voi.
Abbandona la "mia parte" per la vostra. 
Della sigaretta, resta solo il filtro. 
Il fumo smette di alzarsi al cielo. 
Un cane abbaia, distraendomi. 
E voi non ci siete più...

"...She scratches a letter into a wall made of stone 
Maybe someday another child won't feel as alone as she does 
It's been two years, and counting, since they put her in this place 
She's been diagnosed by some stupid fuck, and mommy agrees
 Why go home?..."

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