14 febbraio 2010

Sonico. Parte prima

Sono nato a metà degli anni 70.
Questo vuol dire che mi sono perso (in ordine sparso) il '68, gli anni d'oro degli Who e dei Beatles, gli anni settanta, il punk.
Nascevo mentre nascevano i Ramones e forse avrebbe potuto essere un buon segno.
Ne ho ignorato l'esistenza per circa un decennio e mezzo.
Li ho scoperti quando ormai erano incamminati verso il viale del tramonto e lanciati verso l'immortalità atraverso la loro musica.

Da ragazzino sono stato imboccato di schifezze grazie a Dj television. Poi è arrivato Jovanotti.
L'estate la passavo dai miei nonni in Toscana. Di fronte al loro terrazzo di cucina abitava una ragazza un pò più grande di me. A lei, avevo saputo dopo varie indagini, Jovanotti piaceva. Erano gli anni de "La mia moto".
Mi mettevo sul terrazzo con un  vecchio stereo del nonno e quella cassetta (di cd neanche l'ombra, figurarsi ipod ed mp3) a tutto volume. Pensavo, stolto, di fare colpo così.
Lei era avanti. La immaginavo abbracciata in storie ad alto potenziale erotico. Circondata da amanti occasionali dai quali prendeva ciò che voleva e tanti saluti.
Io ero piccolo in confronto. Piccolo e paffuto. Prodotto culinario del benessere familiare.
Inutile dire che, mentre Jovanotti cavalcava l'onda del suo successo personale, io, all'interno del mondo della fanciulla, sprofondavo sempre di più nell'anonimato.
Poi, quando il buon Lorenzo era più verso i trenta che i venti e cominciava a capire che serviva l'impegno per essere più figo, il suo mentore, Cecchetto, mi buttava addosso gli 883.
Tra omicidi di uomini ragno, moto, case che non erano alberghi, io cercavo di uscire dal pantano auditivo nel quale la società mi stava facendo sprofondare.
Quando riuscivo a mettere fuori la testa, arrivava un compagno di classe scafato che, in gita, metteva nello stereo la "tre". Quest'ultima non era nient'altro che una compilation di una discoteca del luogo. Fatta da un dj che, venerato come un dio, sembrava per i suoi seguaci la chiave che avrebbe aperto le porte delle camere da letto di tutte le donne del mondo.
Il ballo scomposto, il ciuffo ed il gel erano il grimaldello per essere accettati in società.
Con mezza faccia nel fango, annaspavo, sperando in un "arrivano i nostri".
Per il momento mi dovevo accontentare di un "arrivano i mostri".
(continua...)

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