23 gennaio 2010

Solo spettatori autorizzati

Aprire un libro, un bel libro, è come cascarci dentro. La sensazione è quella di essere risucchiati in un altro mondo. Si ha l'impressione di cominciare a frequentare altre persone. Ci sono quelle simpatiche e quelle antipatiche. Gli amici e quelli che non lo sono. Ci si sente coinvolti negli accadimenti e si spera che le cose vadano come si crede sarebbe meglio


Leggendo "A sangue freddo", mi sono sentito catapultato in un mondo che non c'è più ma, al contrario di altre volte, mi sentivo estraneo, un osservatore neutrale. Il taglio del romanzo porta a questo e, tra le altre cose, testimonia al meglio la grandezza letteraria di chi lo ha partorito.
Capote scrive un freddo e distaccato resoconto di un delitto. Come un giornalista ci narra i fatti e filtra le sensazioni ed i sentimenti dei personaggi. Quest'ultimi diventano persone con poco di romanzesco. E la freddezza diventa abilità affabulatoria.
Il buon Truman mi ha lasciato alla finestra ma senza farmelo pesare, senza che in me nascesse il desiderio di scendere per le strade di Holcomb (o Garden City) e diventarne cittadino momentaneo. Mi ha accordato il permesso di assistere agli eventi e, per far ciò, mi ha nutrito di scrittura asciutta e lucidità.
Beh...grazie...

1 commento:

Anna ha detto...

ci sono libri che sono persone e persone che sono libri... :P
ciao rocker, saluti da londra