7 marzo 2010

Dal 2006: In vino veritas?


Sto guardando Barfly, un film degli anni credo-ottanta. Scritto da Hank Cinaski e interpretato da Mickey Rourke.
E mi viene in mente: ubriacarsi.

La prima volta non la si scorda mai. Ero in Sardegna, ospite di una delle fidanzate radical-chic di mio fratello. Una specie di comprensorio di villini, pieno di giovani. Avevo quindici anni e tra cotal juventudine c’erano tre ragazzi inglesi. Ricordarsi i nomi avrebbe del miracoloso.
Verso le cinque si giocava a calcio e la sera, non saprei, ero un ragazzino. Solo una sera ricordo. Spiaggiata con falò. Mi metto insieme a questi tre giovani sudditi della Regina e parliamo e intanto loro bevono. Ed io non posso declinare l’invito. I numerosi inviti a brindare.
Mi insegnano alcuni cori da stadio delle loro terre. Si ride e si scherza.
Intanto mi nutro del profano nettare. Insomma, a fine serata non mi reggo in piedi. Ricordo che non riuscivo a levarmi la sabbia da una scarpa, stando in equilibrio sul piede con calzatura. Ricordo che son tornato e sono crollato di testa sul divano dell'appartamento. Peccato che fosse in muratura.
Questa è storia vecchia.
 
Dicevo, ubriacarsi. Bere in maniera del tutto lecita. Riempirsi di libagioni alcoliche senza darsi un freno. Continuare a buttare giù roba anche quando la sete è ormai placata da ore.
Mi chiedo che sensazione da?
Quali ricercate idee si producono in quei momenti?
È proprio vero che in vino veritas?
La sensazione più viva che ricordo sono gli alberi, pardon, i rami degli alberi che girano, girano, girano.
Sento la mente molto leggera come a voler dimenticare i problemi, grandi o piccoli che siano. Sento la voglia di comunicare con il prossimo, che di solito latita.
Sento la voglia di correre, la testa gira e se ne va per conto proprio e l’essere ubriachi consiste solamente nel fatto che la si lascia fare. Perché non concederle un giro turistico del mondo libera da guinzagli e legami?
Sto finendo la seconda birra e non sarò mai come Bukowski. In realtà, non lo voglio essere anche perché, a dirla tutta, i suoi scritti non è che siano tutta sta bellezza: monotoni, volgari, ripetitivi. Geniali, a volte. Glielo concedo.
È finita l’era della beat generation, dei poeti maledetti, delle rock-star “sesso-droga-rockenroll”.
Questo è l’anno duemilasei, del millenium bug se ne ride e questo è semplicemente un venerdì sera in un paesino della Toscana.

Forse si beve per dimenticare…
Forse si beve per ricordare…
Forse si beve perché i ricordi così fanno meno male…
Forse si beve perché, insieme al tabacco e ai sogni, è l’unica droga rimasta legale…
Ognuno beve per i propri motivi personali. Molti non si sono mai ubriacati in vita loro.
Io bevo perchè mi piace fuggire al controllo di me stesso.

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