18 febbraio 2012

Dell'impagabile attrazione del differire. Pt. 3

"Cosa hai pensato appena sveglia questa mattina?"
Non sentendo risposta. Sapendo di non poterne avere una, Herbert apre la serranda di camera.
Fuori piove. Mi sembra il minimo, si sorprende a pensare, il mio mondo ha bisogno di essere lavato.
Cerca di capire se stesso perchè da un pò di tempo non ci riesce.
Così come non ha chiara la volontà della società in cui vive.
Il comportamento dei suoi simili, negli ultimi decenni, era diventato intollerabilmente insopportabile.
Politica e scambio di favori erano la moneta quotidiana con la quale faceva le transazioni della sua anima. Ogni volta ne perdeva un pezzo. Ogni volta si sentiva più povero dentro.
Avesse potuto, almeno, barattararla per un pò di felicità. E poi?
Ci sono persone, come lui, che non sono avvezze alla felicità. Non perchè siano tristi, anzi. Il problema è che un forte realismo lo spinge, da sempre, a sapere che la felicità non dura per sempre; che prima o poi lascia il posto ad altro; che la vera gioia sta nella ricerca.
Quella ricerca lunga e faticosa che porta avanti da sempre, accompagnata dal rifiuto di una qualsiasi stabilità. O di quella normalità non banale che teme tanto.
Fuori continua a piovere e si accende una sigaretta.
Espira in una nuvola di fumo un altro pezzo di se e si ritrova a fissarsi le mani e a riflettere su quanto sembrino perfette per accogliere il suo viso.
Quel viso che era stata la prima immagine appena sveglio.

Nessun commento: