26 marzo 2012

Future's chimes Serenade

Ormai non ci vediamo da tanti anni e incrociarti per strada non ha più nessun sapore.
Da quella mail che ti ho mandato anni fa, tutto è finito.
O meglio, non è ricominciato.
Il silenzio dei giorni seguenti è stato un rombo nelle orecchie. La tua assenza una miniera scavata in profondità.
Poi, piano piano, la vita è ripresa normalmente.
Qualche mese dopo ho incontrato una persona e, passato circa un anno, abbiamo deciso di vivere insieme.
Purtroppo non è durata e i piatti volati per aria sono stati la colonna sonora di quel fallimento.
Dopo di lei, è seguito un periodo di calma fino a quando non ho incontrato la futura madre di mio figlio Edoardo (come il cantante del gruppo che mi faceva impazzire quando ero più giovane).
Non è stato facile perchè lei era una cantautrice mediamente nota e spesso eravamo lontani per le sue turnè, quando io non potevo seguirla. Almeno sono finito nelle note di alcuni suoi cd e una manciata di sue canzoni erano dedicate o ispirate a me. Come in "Alta fedeltà" il sogno del protagonista si era avverato.
Non ho mai fatto bungee jumping come mi ero ripromesso perchè, a forza di rimandare, l'idea è sfumata.
Sono però stato a New York e nelle capitali della musica del Nord America: Chicago, New Orleans, Cleveland, San Francisco, Los Angeles e Seattle. E' in quest'ultima che l'ho conosciuta.
Mi ero appostato fuori dagli studi della band di cui sopra e, dopo un'ora, mi sono accorto che non ero solo. Dopo una serie di sguardi di nascosto, lei mi ha chiesto in inglese, di dove fossi. Aveva circa dieci anni meno di me ma i tratti del volto erano già quelli di una donna che sa cosa vuole e cosa, invece, vuole evitare.
Fortunatamente, io non rientravo nella seconda lista.
Abbiamo passato un paio di giorni insieme tra concerti, negozi di vinili e negozi di strumenti musicali.
In uno di questi, ci siamo accorti di volere la stessa chitarra e, senza sapere bene perchè, l'abbiamo comprata a metà. Quella chitarra, oggi, fa bella mostra di se nell'ingresso di casa nostra.
Al ritorno in Italia, ci siamo rivisti ed ho scoperto che lavoro facesse. Non seguivo più le novità musicali da un pò ed il suo nome o il suo volto mi erano ignoti. Quando mi ha detto cosa faceva per vivere, mi sono sentito come se avessi conosciuto la persona che avrei voluto essere: per il tipo di attività ma anche per il carattere e l'intelligenza.
Abbiamo cominciato a frequentarci nei week-end: a volte veniva lei da me, altre io la raggiungevo nelle città dove teneva i concerti.
Una sera, dopo quello che avevo scoperto essere il suo pezzo più famoso (una ballad elettrica sulle scoperte piacevoli dell'esser vivi) ha introdotto il pezzo successivo con parole che non scorderò mai: "tra le miglori scoperte e incontri ce n'è uno che mi porto dentro ora e per sempre. Questa è per lui. Si chiama Seattle's chimes serenade".
E la sua band ha attaccato una furiosa cavalcata sui sentimenti, sulle occasioni, sul caso e...su di me... .
In quel momento ho capito cosa saremmo stati nel futuro. Una famiglia.
E' successo tutto in fretta: la casa insieme, la gravidanza, la nascita.
Siamo sempre riusciti a trovare un equilibrio tra il suo nomadismo lavorativo e la vita insieme. Non so come mai ma è successo.
Ed eccomi qua a scriverti dopo anni solo per augurarti di stare bene e che i tuoi desideri si possano essere realizzati. E forse, se non ti avessi vista oggi, non lo avrei mai fatto, ma lo sappiamo bene che la vita è un gioco fatto di casualità, occasioni perse e occasioni date, immerse nel tempo che mette tutto in ordine.
Prima o poi...

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