3 marzo 2012

E' notte alta e sono sveglio...

Tempo fa, scrivevo che rispondere alla domanda "sei felice?" era cosa ben difficile.
Questa notte ho la risposta.
Non la darò in pasto alla rete, come se fosse un tonno. Io la conosco e questo mi basta. La sento dentro di me, la vedo riflessa nello specchio, la ascolto nella canzoni che suona lo stereo, la annuso nell'umidità di questa ora tarda.
Una cosa la posso dire: essere felici non è facile. E' una strada in salita che necessita di allenamento per vederne la fine. E' un percorso ad ostacoli che richiede grande forza di volotà perchè lo "stare bene" non viene servito su vassoi pregiati. Vuole essere costruito. Vuole pazienza, sincerità con se stessi e con gli altri. Vuole che ci si prenda cura di lui, che non gli si risolva la vita ma che si cerchi di essere un appoggio sicuro.
Ancora prima, scrivevo che ogni uomo è un isola. Frase dalla banalità evidente ma reale. Il problema è che ogni isola, in un mondo idealmente moderno ha molteplici possibilità di avere contatti con il resto del globo. O meglio, su di un'isola non c'è posto per una persona sola. Quindi, mi correggo: ogni uomo abita su di un'isola. Io ci ho sempre vissuto, avendo solo l'intuizione dell'arcipelago di opportunità che mi circondava. 
E' anche capitato che mi arrivassero segnali del tipo "ehi! non sei solo se vuoi".
Ma, non c'è peggior sordo di chi...no va bene...basta pensare per modi di dire e frasi fatte.
Passiamo ad un altro dei miei passatempi preferiti: la metafora.
Prendiamo un paese industrializzato, con un potenziale enorme ma sull'orlo della rovina. Questo paese ha perso credibilità, la forbice del grado di affidabilità rispetto ad altri paesi si apre sempre di più. In questo paese il servizio ferroviario non funziona bene. Perdere una coincidenza può non essere colpa del passeggero. Quindi, maestri nell'arte di arraggiarsi tipica del proprio popolo, i cittadini, sanno che avranno sempre la possibilità di porvi rimedio. Finchè non si accorgono che, cambiando paese, e quindi prospettiva, perdere un treno, laddove il servizio è assicurato e funzionante, equivale a perdere sul serio una possibilità.
Mi rendo conto che tali pensieri possano sembrare presi e incollati insieme a caso ma, non riuscendo a dare una logica alla situazione attuale, mi devo accontentare.
Esattamente dieci anni fa, scrivevo una canzone mai finita e con questa concludo questa giornata sapendo ancora una volta che, da domani, la vita degli altri continua.

"Sto sul mio albero e vivo in alto
con la testa piena e i pensieri tra le nuvole
Mi affaccio e guardo il mondo in affanno
la vita che muore lontana da me
Respiro e fuggo odori lontani
da luoghi dove non sono mai

Coltelli nella testa e tagli nello stomaco
il male che sento è quello che voglio
Una paura che trafigge e che lascia in me
ferite profonde che non so curare

Vivo sul mio albero ma non vivo mai
vivo di vite conosciute che non avrò mai"

Febbraio 2002

Nessun commento: