6 marzo 2012

Dell'impagabile attrazione del differire. Pt. 5

La cosa peggiore, pensa Herbert, è che devo fingere di essere allegro.
Era stato sempre così. In mezzo agli altri non riusciva a mostrare quello che sentiva nei momenti di tristezza.
Una volta, gli avevano detto che non lo potevano vedere triste. Che non era accettabile.
Ha sempre avuto un pregio, in effetti: una grande forza d'animo.
Ma in quel momento, affacciato al balcone, sapeva di non potercela fare.
Dentro, il salone era pieno di gente in festa. Vestita a festa.
Si era costretto ad abbigliarsi elegante e ad uscire. Pensava che uscire dal nascondiglio di casa sua lo avrebbe fatto sentire meglio.
Circondato dalla gente, aveva resistito non più di dieci minuti.
Aveva avuto la sensazione fortissima di non essere mai uscito dal luogo dove era stato rintanato nelle ultime ore.
Era consapevole del fatto che non poteva uscire da se stesso, che non poteva fare finta di niente.
Sopratutto che non poteva abbandonare.
Spesso, in passato, aveva mollato. Aveva chiuso strade perchè non sapeva dove lo portavano.
Ce n'era una, però, che era rimasta sempre aperta, malgrado tutto quello che era successo, malgrado il presente che stavano vivendo in quel momento. O quello che avevano vissuto.
"disturbo?" una voce alle sue spalle
Si gira e si trova di fronte una signora di una certa età. Diciamo intorno ai settanta. Si muove lentamente ed ha uno strano modo di fissarlo. Nota che è ancora dotata di fascino, al di la delle rughe che le solcano il volto e dell'evidente difficoltà nel camminare, anche se aiutata da un bastone.
"è un paese libero" risponde lui secco, pentendosi subito del modo brusco in cui lo ha fatto.
"la vedo pensieroso, signor?"
Dicendo il suo cognome, si rende conto di quanto siano effimeri i nomi che ci diamo o che diamo alle cose. Di quanto sia affannosa la corsa a definire le cose. Per non parlare dei sentimenti. Quanto sia ridicolo cercare sempre un perchè.
"Mi scuso ma stavo riflettendo e non amo essere interrotto. Ma capisco che se non si vuole che succeda, i compleanni non siano il miglior posto nel quale farlo"
La signora, lo guarda di traverso e si avvicina fino ad appoggiarsi alla balaustra del balcone, proprio accanto a lui.
"non si deve scusare. Ho il brutto vizio di voler capire la gente. L'ho vista entrare e muoversi a disagio, fino a quando non mi è parso, letteralmente, fuggire verso la terrazza. Mi sono chiesta cosa potesse muoversi dentro un giovane come lei per spingerla a non notare gli sguardi di ammirazione delle donne e d'invidia da parte degli uomini"
Herbert resta a bocca aperta. Non capisce come un'estranea possa permettersi di ficcare il naso dentro di lui. La cosa strana è che non ne è per niente infastidito.
Sono giorni che cerca di capire a chi potrebbe rivolgersi per fare chiarezza dentro di se ma non ha trovato un candidato adatto tra i suoi amici o conoscenti.
Quindi, si dice, tanto vale fidarsi di questa sua nuova amica ignota.
"Le posso prendere da bere?" chiede con un barlume di galanteria.
visto che lei accetta, s'incammina verso l'interno, intenzionato a essere di nuovo fuori nel minor tempo possibile...
(continua…)

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