6 marzo 2012

Giorno due: Like Dylan in a movie

Sto correndo.
Come in ogni film di quel regista giovanilista italiano, serve una scena di corsa.
Corro.
Il cuore mi scoppia, i piedi appoggiano alternati per una frazione di secondo. Per andare il più veloce possibile, ogni appoggio deve durare il tempo della spinta in avanti. Senza indugi, senza bisogno di pensare a quale sarà il prossimo passo.
Prima ho imparato a camminare, col tempo, a correre.
Il mio corpo non si chiede mai come si faccia. Lo fa e basta.
La corsa è un sentimento. È dentro. C’è. Non ha altro da aggiungere e non deve convincere l’asfalto a venirgli incontro.
Corro perché temo che sia tardi e che possano essere prese decisioni che mi taglieranno fuori dalla vita che vorrei, per sempre.
So solo che più forte corro e più vento riuscirò ad alzare intorno a me.
Potrebbe portarmi dove voglio andare o spazzarmi via.
Spero nella prima ipotesi…

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