6 aprile 2012

3 years ago...

Aveva messo i bambini a letto. Non sapeva che sarebbe successo. Tutti lo avevano rassicurato che non c'era alcun pericolo. Ricorda che le chimavano "scosse di assestamento". Una cosa normale, niente di grave. Sapeva che l'Italia era zona sismica e che alcuni lievi fenomeni erano alquanto frequenti.
Ogni tanto pensava che, in passato, in altre parti del paese, c'era stati episodi drammatici legati ai movimenti della terra ma confidava nella scienza e nella tecnologia che usava.
Prima di andare a dormire, aveva finito di vedere un film in dvd. I bambini ormai dormivano ma teneva il volume della tv contenuto per non svegliarli.
Li aveva salutati come sempre. Un abbraccio, un bacio, un "buonanotte", un "andate a letto che domani c'è scuola".
Domani non ci sarebbe stata scuola. Domani non ci sarebbe stata la sua casa. Non ci sarebbe stata la sua città.
E, cosa che non avrebbe mai immaginato, non ci sarebbero stati i suoi figli a ridere con i compagni di classe, a camminare quelle strade.
Schiacciati dal crollo di una parte dell'appartamento che un tempo chiamava Casa.
Nei giorni successivi la disperazione si era mischiata alla voglia di ricostruire e di veder ricostruite le sue strade ed i suoi palazzi.
La rabbia era sgorgata inesorabile di fronte alla certezza che chi aveva promesso di aiutare le persone come lui, preferiva spostarle in altro luogo piuttosto che far di tutto perchè potessero tornare a casa a vivere e a ricordare il passato prima del dolore.
Quella casa dove aveva toccato e annusato i bambini per l'ultima volta.
Quella casa nella quale aveva scoperto che gli sarebbe sopravvissuto e non li avrebbe visti diventare uomini.

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