12 aprile 2012

No matter how cold the winter...

Sarebbe bello riuscire a fare una lista degli errori commessi. Potrebbe essere utile. Ma anche no.
Perchè sono vivo e ho voce e mani per dare vita a canzoni. Di altri o mie.
E poi le risento e sto bene.
Un benessere diverso da quello dell'esecuzione ma si tratta sempre di vibrazioni positive.
Durante un'esibizione devo stare attento a chi suona con me, buttare un occhio alla gente davanti, evitare di fare errori o di esagerare. Ogni tanto ci sono degli istanti in cui mi ritrovo ad esser parte di un unico organismo regolato dalla musica. Può essere una frase. Oppure una nota. O uno sguardo con qualcuno. A volte, un movimento con il braccio o con la mano. Si accende una spia nella testa, di colore verde, che mi dice che va tutto bene e che la via è quella giusta.
Risentendomi, invece, evitando di far troppo la conta degli errori o delle cose migliorabili, si avvia un senso di deja-vù con cadenza fluttuante tra presente e passato. E, in alcuni momenti, ritorna netta la sensazione di esserci per restare. Perchè niente e nessuno potrebbe smuovermi da quella melodia.
Perchè mi basta una chitarra o semplicemente la mia voce e sono contento così. Aver imparato un modo di esprimermi che può raggiungere chi ascolta ma, cosa più importante, raggiunge me stesso. Dentro. In profondità.
E va bene così.
E alcune canzoni mi dicono che andrà tutto per il meglio.
Tutto il resto serve come sfondo. Mentre resto piantato in terra con i piedi ben saldi e la testa lucida e pronta.
E, tra una frase e l'altra, quello che conta è solo respirare.

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