8 aprile 2012

Dreams & Visions #2


Sono nell’androne di un palazzo vecchio. Meglio dire, storico.
Dove raggiungere il tuo appartamento.
Le scale, all’inizio normali, diventano sempre più impervie. Prima strette, poi ripide. Poi passano attraverso alcuni cunicoli.
Devo reggermi al muro, abbassarmi, inginocchiarmi, quasi sdraiarmi.
Arrivo al piano più alto dell’edificio, senza trovare casa tua, e mi ritrovo in una camera da letto dove una coppia dorme.
Le pareti ed i mobili sono bianchi, così come le lenzuola. Tutto candido e luminoso.
I due si svegliano e mi guardano. Chiedo scusa e mi giustifico, dicendo che mi sono perduto.
Mi dicono di non preoccuparmi e che la cosa importante è conoscere cosa si vuole per potersi ritrovare.
Inizio a scendere. Scivolo. Cado dalle scale, rotolando senza sentire dolore, solo il rumore di ossa in frantumi e pelle che si lacera.
La caduta si arresta su qualcosa di morbido. Apro gli occhi.
Sono seduto su un divano rosso, in un bel salotto. E tu sei accanto a me e mi guardi.
Provo a spiegarti il perché della mia presenza ma il tuo sguardo mi fa capire che già lo sai.
Hai, finalmente, già capito tutto.
Mentre sono indeciso su cosa fare, entrano, ridendo, i tuoi genitori.
Provo imbarazzo e, di nuovo, sono pronto a dare spiegazioni non necessariamente richieste.
Loro, invece, mi salutano come se fosse normale trovarmi lì. Come se fossi una presenza definita e consueta.

Apro gli occhi. Sono le 8:12 della mattina di pasqua e non ho più voglia di dormire e sognare.

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