17 febbraio 2016

Come te nessuno mai

Roma. 1998.
Sono da mio fratello, sulla Cassia. Una casa di studenti/lavoratori un pò tutti parecchio cazzoni.
C'è il guru di sinistra che ama poco lavarsi perchè tende a lavare di più la propria mente con letture impegnate.
C'è quello che lavora al mauriziocostanzoshow ma nessuno ha capito facendo cosa: potrebbe essere il porduttore così come l'usciere.
C'è mio fratello, studente di economia in prestigiosa università privata.
C'è il pentatleta tutto muscoli e sostanze strane.
E' finita la scuola. Ci sono le NBA Finals.
Il commento è affidato ad Ugo Francicanava. A molti questo nome non dirà niente, per altri, come me, era la voce roca che ti salutava con "amici dell'iperbasket!".
Nella noia di inizio estate, in una città che non abito da almeno 6 anni, mi guardo le finali NBA.
Ci sono i mormoni di Salt Lake City, gli Utah Jazz. Hanno in Stockton-Malone una delle coppie play-centro più devastanti della storia del gioco. Stockton mente cestistica sopraffina, un pò figlio di troia ma va bene. Malone, Carl Malone, THE MAILMAN. Chili di muscoli e tecnica e visione di gioco.
Non hanno mai vinto niente ma, si dice, avrebbero meritato. Purtroppo sulla loro strada hanno incrociato la più terrificante macchina da pallacanestro che, forse, si ricordi: i Chicago Bulls di, prego inginocchiarsi, MICHAEL JORDAN!
Ricordo che guardavo queste partite trasmesse da TMC2, se non sbaglio. E ammiravo il gioco ed il suo interprete migliore.
Ogni tanto veniva il povero pentatleta con il cervello in pappa per dirmi, a rotazione, due frasi:
1. (gonfiando i muscoli e canticchiando) "ma quando ce lo avrai un fisico così..."
2.(sempre gonfiando i muscoli, senza canticchiare ma alitandomi in faccia) "ma quando ce lo avrà un fisco così il tuo MIKE Jordan?
Ora, almeno il nome poteva impararlo. Poteva parlarmi da un pochino più distante. Poteva arricchire il suo parco espressivo. Poteva tacere, volendo.
Io lo guardavo con l'aria di chi fa parte di un mondo superiore (diciamo il mio solito modo di guardare gli altri...).
Pensavo che mentre io ero testimone della grandezza sportiva, lui era completamente fuori strada.
Non voglio esser frainteso, era anche simpatico e questo siparietto quotidiano è entrato nella top-ten dei racconti di famiglia.
Mentre lui gonfiava i muscoli, canticchiava e storpiava il nome del mio eroe, io mi guardavo la STORIA.
Storia che si è chiusa con THE LAST SHOT. Un ricordo indelebile. Un'emozione incredibile.
Vittoria e sesto titolo per uno che è stato il più grande di tutti, è stato quello che nessuno sarà mai ma che tutti vorrebbero essere.
Oggi ne fa 53.
Ho voluto ricordare la tua grandezza in questo modo.
CHAPEAU!

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