2 febbraio 2016

Di sbilanci, sfide e...

Ho questa terribile abitudine a fare sbilanci delle cose.
Si, sbilanci.
Fare un bilancio è troppo facile: nasconde sempre la velata speranza che sia in attivo o, al limite, in pari.
Lo sbilancio, invece, presuppone una lunga lista di cose a sfavore, di cose che non mi piacciono, di cose che non vanno, di cose da regolare.
E tutte queste sono quelle da aggiustare.
Il guaio è che, durante la stesura della lista, vengo colto da una sensazione di sconfitta e sconforto. Ecco...una persona normale, probabilmente, prenderebbe la cosa in maniera negativa. Io la vivo come una sorta di sfida. Entro in quella che io chiamo amabilmente "modalità sfida".
Fare uno sbilancio non vuol dire esser pessimisti. Vuol dire essere realisti. Vuol dire analizzare una situazione partendo dal peggio che c'è. Solo in quel momento posso cominciare a decostruire quel che non mi piace per ricostruire quello che di buono mi interessa.
Non dico sia un modo facile per affrontare le situazioni ma mi permette di applicare un paradigma tanto complicato, quanto banale: problema - soluzione.
Ad ogni problema corrisponde una soluzione.
Esiste la soluzione che risolve ed è la via migliore.
C'è, poi, la soluzione che permette di tollerare. E' una via sul filo dell'equilibrio instabile ma comodo. Un problema che non può essere risolto, necessità di essere governato e gestito. La mente permette di fare questo, apportando continui aggiustamenti ed enormi "chi se ne fotte". E' la regina delle sfide. E' quel lasso di tempo che mi fa sentire vivo, attivo, abile, ingegnoso. E' la somma di quei momenti nei quali mi accorgo che la roba contenuta nella mia scatola cranica ha un suo bel motivo di starci. 
Infine, troviamo la soluzione inesistente. Il modo peggiore di sicuro. Quando soluzione non c'è, resta solo la cancellazione del problema. E, quindi, della situazione. Odora parecchio di resa e di sfida persa ma ci sono casi nei quali la miglior vittoria è una sconfitta onorevole.
In ogni caso, non abbandono mai prima di averci provato. Non abbasso mai le braccia prima che la campanella suoni la fine del match.
"...escape is never the safest path..."

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