25 aprile 2020

Ed il cuore comincia a bisbigliare: ULTREYA!!!

Questa mattina partenza ad un ora più decente rispetto alle 5/5:30 solite. Da Villava, siamo arrivati a Ciraquì, un micro paese arroccato su di un monte.
L'albergue (rifugio per i pellegrini) è gestito da italiani che ci danno indicazioni utili, ci indicano la sistemazione per la notte e preparano la cena che poi condivideremo tutti insieme. Come da tradizione del cammino.
Finisco la mia birra all'esterno mentre si alza il vento. Sento i due hospitaleros italici discutere all'interno. Non tutto è sempre dorato, no?
Il trio è ancora in piedi ed in cammino.
Queste due ragazze, sconosciute fino ad un paio di giorni fa, adesso sono la mia quotidianità.
Sono abituato a vederle e so che, quando non sarà più cosi, mi mancheranno.
Questa esperienza ti lega agli altri in maniera imprevista, strana e inconsueta.
In realtà, tutto è inconsueto e di valore.
Anche la stretta di mano con un giapponese, incrociato a Puente la Reina, è un momento che resta impresso.
In un continuo augurarsi reciprocamente "buen camino", si avrebbe voglia di abbracciare tutti. Perchè siamo uguali. Perchè stiamo condividendo un vivere particolare. Anche se ognuno in modo diverso.
Ed i dolori, muscolari o dovuti alle vesciche, diventano secondari. Sono impedimenti superficiali che non mi possono fermare. Quello che conta è il cuore. Non un cuore da atleta ma, semplicemente, l'emozione che si prova ad ogni battito cardiaco; quelle emozioni che risuonano fino alla testa per dirmi: "quello che conta è la strada".
Sto vivendo un'esperienza interiore totalizzante e bellissima. Sono partito per provare una cosa nuova ma senza sapere perchè lo volessi.
E, d'improvviso, ogni passo rende la mia mente più lucida ed i pensieri sempre più leggeri. Le gambe si fanno pesanti mentre il cuore è più forte.
Ed il cuore, piano piano, come a volermi abituare senza fretta, comincia a bisbigliare: ULTREYA!

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