27 aprile 2020

La corsa dei (pi)tori

Come dicevo nella parte precedente, a Los Arcos incontro Beppe e viene ritrovata una credenziale smarrita.
E' la sua.
Leggo il nome sopra e mi ricordo di averlo conosciuto a Pistoia, anni prima.
Lui, che di mestiere fa l'attore, era venuto al circolo nel quale ero vicepresidente e mi occupavo degli eventi.
Il mondo non è poi così vasto.
Beppe ha quell'aria da cittadino del mondo: uno che sembra non stupirsi mai e prende ogni accadimento con simpatica supponenza.
Siamo in Navarra e siamo nel periodo delle corse dei tori. Oltre alla più famosa, a Pamplona, in tutta la regione, le strade vengono delimitate da barriere di legno e si lasciano liberi i tori.
Con lui, assisto a questo spettacolo tradizionale, buttando giù una birra dietro l'altra.
Una roba grottesca. Intendo la manifestazione caratteristica, non la mia personale luppolata in compagnia del buon Beppe.
Pochi tori che vanno avanti e indietro per le strade e le piazze di Los Arcos.
Sembrano su di un binario perchè passano sempre negli stessi punti.
Lasciato libero di scorrazzare c'è anche un nutrito gruppo di ominidi che si vogliono sentire uomini, scappando dal pericolo.
La cosa più pericolosa che sto facendo io è scansare una pellegrina in vestito a fiori vagamente ubriaca e infoiata.
Gli ometti in fuga stanno a 10 metri dai tori. Questi ultimi sono talmente intontiti e instabili che cadono ogni volta che cambiano direzione sulle finte dei primi. Hanno lo stesso sguardo che aveva mia nonna quando mi scambiava per mio cugino. E mi riferisco ai tori, in questo caso.
Tra i prodi bipedi, Samuele.
Pugliese trapiantato a Bologna che vive facendo foto, lavorando per Sky (?) e altre cose poco chiare.
Prima della gran corsa, gli chiedo se, per caso, "fa cose, vede gente". Moretti torna sempre utile anche se lui non capisce assolutamente il riferimento.
Mi racconta che il giorno dopo dovrà "fare cappello" ed io, ingenuo, intendo una cosa tipo artista di strada. Solo la sera capirò che il suo cappello si sarebbe riempito attraverso lo smercio di qualche sostanza stupefacente leggera.
Ma, nell'immediato, sta correndo inutilmente per la piazza principale. Gli occhi spippati e ben lontano dai quadrupedi figli dello stesso rincoglionimento di mia nonna.
La sera, racconterà un'avventura incredibile. Narrerà di essersi trovato faccia a faccia con un toro che,  novello Hannibal Smith, lo aspettava dietro un angolo. Probabilmente, per dargli del coglione e tornare nella stalla.
Al racconto assistono anche Dario e Deborah di Como.
Lei più giovane di questo lui che, nella tradizione degli scalzoni, indossa barba e pantaloni bracaloni e spiritosi da freakkettone. Roba anni 90 che denuncia il suo decennio di nascita.
Dario, durante la corsa dei geni, era in piazza, scalzo, a scattare foto. Figurati se uno così poteva fare il ragioniere.

Los Arcos, 16 Agosto 2017

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