16 maggio 2020

Avere il Cammino dentro

Ho disdetto il volo da poche ore.
Simbolo definitivo di una resa.
Mi arrendo. So che, ad agosto, non sarà possibile tornare in Spagna, tornare sul mio amato e necessario Cammino di Santiago.
Per tre anni è stato il centro nevralgico dell'anno. Il momento tanto atteso per poter lasciar tutto e partire, ignaro di cosa e chi avrei potuto trovare.
Ma, adesso, siamo in una situazione insolita e totalmente inaspettata. Pare propio che, in questa fase storica, tutto il mondo sia paese. Sul serio.
Siamo tutti chiusi in casa per evitare contagi dovuti a questo CoronaVirus.
Che nome del cazzo!
Ho iniziato a scrivere dei vecchi cammini su questo blog per ricordare, per fissare, per mettere nero su bianco.
Spero, fino ad ora, di essere riuscito a far capire, anche in minima parte, che tipo di esperienza sia.
Esteriore e faticosa.
Interiore ed eterna.
Questa estate, dopo tre anni, non partirò e la tristezza mi affossa.
Non credo di riuscire a spiegare questa cosa a parole. E non ci proverò.
Sopporto l'isolamento casalingo, non mi interessa di uscire per aperitivi e altre amenità, posso sopportare una flessione temporanea del lavoro.
Ma chiedere il rimborso del volo e dover accettare che non ci sarà Cammino mi uccide dentro.
Mi consola il fatto che, quello che ho vissuto nelle ultime tre estati, me lo porto dentro.
Sempre.
Anche adesso che questa sensazione di vuoto sale dallo stomaco e mi stritola il cuore, annebbiandomi la vista ed i pensieri.
Devo ripensare alle cose successe in Spagna. Devo continuare a scriverne.
Devo tirare fuori, per quanto mi possa riuscire, tutto il bello che si è sedimentato dentro di me.


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