13 maggio 2020

Esser e poter essere

Con ESSE abbiamo deciso di passare un paio di giorni a Madrid. Insieme.
Dopo, lei tornerà sul cammino.
Io prenderò il volo di ritorno.
Dopo soli cinque chilometri siamo arrivati a Fromista, abbiamo preso un paio di bus ed abbiamo raggiunto la capitale spagnola, via Palencia.
Mentre aspettavamo il cambio del bus, ci siamo sorpresi a vicenda, decidendo di farci un tatuaggio appena possibile.
A Madrid alloggiamo in un B&B vicino Puerta del Sol.
Il posto è lussuoso per i canoni del cammino. Ed anche per quelli miei.
Il bagno in camera ha una doccia, tutta in vetro e grande come il bagno di casa mia.
Al piano interrato c'è una lounge room dove si possono consumare, gratuitamente, caffè e simili, succhi, biscotti e frutta.
Una botta di benessere inaspettata.
Giriamo Madrid in maniera confusa, fingendo di sapere dove andare. Mi mancano i segnali del cammino. Frecce e conchiglie che indicano la via.
Malasana e dintorni, senza il buio della notte, sono carini e niente più.
Arriviamo alla Cattedrale ed al Palacio Real.
Facciamo due passi e mangiamo al Parque del Buen Retiro. L'affollamento viene diluito da questo angolo verde che infonde una gran pace.
La Gran Via e Puerta del Sol, invece, vivono del caos turistico.
Ceniamo due volte al giapponese.
Mi rendo conto che, adesso, sto pensando al plurale.
Avevo già abbandonato il singolare ma, se prima eravamo un trio, adesso cosa siamo? Una coppia?
Camminiamo e ridiamo e ci baciamo e parliamo e.
Poter stare con lei mi rende felice.
Entriamo da Tiger e facciamo un gioco: con una spesa massima di 5 euro, dobbiamo farci un regalo, pensando a cosa potrebbe piacere all'altro.
Come deciso, ci tatuiamo e, a me, viene in mente il Diego Abatantuono di Marrakesh Express.
Io scelgo una conchiglia da tatuare sul petto; lei, un girasole sulla caviglia.
Madrid è solo uno scalo prolungato.
Dall'ultima notte a Boadilla, avevo cominciato a sentire che il mio cammino sarebbe finito presto. Sento la vita normale che bussa alla mia finestra.
Non alla porta perchè lo fa come un ospite che si non vuole invitare ad entrare.
Vampe di tristezza vengono sopite solo dalla presenza si ESSE che, per il solo esserci, rende tutto più lieve. Riesce a coccolare il mio animo che sta tornando pesante come prima di partire.
Ormai esiste un prima ed un dopo.
Va oltre il tanto camminare e si ferma sugli avvenimenti che si sono succeduti.
Una carrellata di eventi, volti ed emozioni, che si ferma sul volto di lei. Sempre.
Solo che prima di mettermi in viaggio non conoscevo l'esistenza di questo dopo.
Ripenso alla paura che avevo prima di partire. Ormai, lascia il posto al timore non riuscire a riportare a casa i cambiamenti che sento essere avvenuti in me.
Temo di essere risucchiato, di nuovo, in una vita che possa cancellare il mio nuovo Io-Pellegrino.
Pellegrino: concetto antico che, per me, ha assunto un significato personale.
E' diventato il capire che esiste un modo diverso di vivere, di relazionarsi, di sentire.
E' un "poter essere altro".
Altro da quello che la routine quotidiana permette.
Essere spaventato ma poter essere consapevole.
Essere fallibile ma poter esser capace di fare.
Essere solo ma poter essere in due.
Essere felice e sapere di esserlo.

Madrid, 25 Agosto 2017

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