3 maggio 2020

Quel treno per Yuma e pollos a la plancha

Belorado è una cittadina gradevole.
Ha una piazza grandissima con al centro una sorta di rondò alberato.
Al nostro arrivo sta suonando una banda di strada formata da giovani, probabilmente facenti parte di una scuola di musica. Questa cosa si ripeterà fino al pomeriggio inoltrato, con bande differenti.
Dormiamo in un albergue parrocchiale. Spartano ma economico.
Camerate da circa otto letti e spazio fuori per lavare e stendere.
Ale è partita con la fissa dei mezzi pubblici.
Mi spiego.
Avendo solo 18 giorni per fare gli 800 chilometri, deve, necessariamente, fare alcuni tratti con i mezzi. Almeno quelli in entrata e/o uscita dai grossi centri, tipo Burgos o Leon.
Questo problema potrebbe apparire banale ma la collisione tra due pianeti è deflagrante.
Da un lato, il pianeta uno, i servizi pubblici spagnoli. Non ci si capisce una minchia. Orari che cambiano in base al giorno della settimana, in base alla stagione, al tempo e allo stato di salute del Re. Oltre al fatto che ci sono decine di compagnie di trasporto.
Dall'altro, pianeta due, Ale!
Quando viene colta dal raptus di raccolta informazioni il suo pensiero non si smuove da li. Inizia la ricerca.
Il problema è che la lingua straniera con la quale potrebbe comunicare senza problemi è il tedesco.
Ora, il tedesco, nel mezzo della Spagna, in un paese di 2000 abitanti, non è certo la lingua principe.
Così, novello interprete,  la accompagno all'ufficio informazioni dove prendiamo, nell'ordine: depliant casuali, un'inutile mappa di Belorado, qualche informazione e la certezza che li non sanno niente.
A Burgos dovremo richiedere per avere notizie certe.
Mentre siamo dentro all'ufficio, ESSE parla al telefono con il suo "morosino", come lo chiama lei, e lo lascia.
Così. Per telefono. Da lontanissimo. Punizione dritta nel sette! Che Roberto Carlos, in confronto, la toccava piano.
Questa notizia mi distrae dalla ricerca spasmodica all'interno di quella che vorrei chiamare operazione "Quel treno per Yuma".
Stremato, esco dal punto informazioni, e la novità mi lascia un pò perplesso sul da farsi.
O basito (F4)?
No, dubbioso.
Non c'è dubbio che ESSE mi piaccia. Molti dubbi sul fatto che la mia presenza possa aver influenzato la sua scelta. Anche in minima parte.
Radler prima di cena con Ale che, finalmente, si è placata e non cerca più il Sacro Graal del viaggiatore pubblico.
Aspettiamo che ESSE torni dalla messa e andiamo a cena più tardi del solito.
Tipo le 19:20...
Ancora oggi, mi ricordo che Esse ha detto una roba tipo "beh...se una persona ti piace, devi provarci. Mal che vada, ti dice di no e non succede niente".
Che sia un invito?
Nel dubbio finisco l'ennesimo petto di pollo alla piastra con patate fritte. Ma mi convinco che ci possa essere spazio per un tentativo.
La sera, lei ed io ci ritroviamo fuori dall'albergue.
Ci sediamo su di una panchina verde, dalla parte opposta dell'ingresso.
Ci copriamo con il suo sacco a pelo verde.
Parliamo.
Come tutte le altre sere.
Una delle consuetudini belle di questa avventura.
E mi sembra che ci si stia conoscendo.
Che ci si possa conoscere.
Che sarebbe bello conoscerci meglio.
Che potremmo stare bene insieme.
Forse, anche al di fuori del Cammino.
E le nostre conversazioni serali, ormai specchio riposato e rasserenato di quelle del giorno, sono diventate una cosa irrinunciabile.
Quasi come il pollo a la plancha.
Ma lei mi piace di più.

Belorado, 19 Agosto 2017

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